Isis

(Articolo pubblicato su “Barricate – L’informazione in movimento“, il 10/03/2015)

La stampa mainstream è ormai campionessa indiscussa nel prendere tutto ciò che viene diffuso dai piani alti del potere e dargli risonanza come verità assoluta.

Quando poi queste “verità” vengono dall’Impero americano, allora la sudditanza è ancora maggiore.

L’ultimo caso eclatante è quello dell’Isis, lo Stato islamico diventato agli occhi dell’Occidente come il nuovo nemico da combattere, tanto da giustificare l’invio di contingenti in Iraq e Siria da diversi Paesi del mondo, compreso il nostro.

Orbene, si tratta dell’ennesima creatura americana, sebbene la stampa in mano a banche e multinazionali insista nel propinarcela come il nuovo spauracchio per i “popoli liberi”.

A dare conto delle numerose incongruenze sul caso Isis è stato soprattutto – per l’Italia – Franco Fracassi su Popoff Quotidiano, che con i suoi articoli ha messo in luce tutti i collegamenti tra lo Stato islamico, gli Stati Uniti e la Nato.

Prima è venuto fuori che Al Baghdadi e altri uomini dell’Isis e Al Qaeda si erano incontrati più volte con il senatore John McCain, esponente dei repubblicani e uomo ombra della politica estera Usa.

Poi ci ha pensato Hillary Clinton a chiarire che l’Isis è “un prodotto degli Usa, ma sfuggito di mano”. Precisamente, in un’intervista a The Atlantic, il candidato presidente dei Dem ha detto che gli Stati Uniti hanno fallito nel creare una forza militare credibile contro Assad a partire dai primi gruppi di ribelli in Siria, e che in questo vuoto si sono inseriti i jihadisti di Daesh. Dichiarazione che è andata di pari passo con l’ammissione di aver sostenuto (come Usa) i mujaheddin in Afghanistan negli anni ’80 in funzione anti russa, dai quali sarebbe nata poi Al Qaeda. Quindi, da due ingerenze americane nella politica estera di due Stati del Medio Oriente, Siria e Afghanistan, si sarebbero poi originati alcuni tra i peggiori nemici dell’Occidente, stando a quanto dice la Clinton.

In precedenza Edward Snowden, il Gola Profonda dell’Nsa, aveva rivelato i piani per la creazione dello Stato islamico, come strumento per dare agli Usa la scusa per attaccare la Siria di Assad.  Cosa che si sta puntualmente verificando, visti i recenti “cambi di strategia”.

In seguito abbiamo appreso dell’esistenza di migliaia di conti correnti dello Stato islamico presso le banche Usb e Hsbc, di cui si “servivano” in precedenza anche Al Qaeda e la Cia, dei quali Obama era a conoscenza sin dal 2008.

Persino i servizi segreti Usa non considerano l’Isis “un pericolo per l’America”, mentre esperti analisti ritengono che il vero motivo della guerra all’Isis sia intervenire sull’Iraq e la Siria di Assad.

Sono state anche trovate evidenze su soldati britannici che combattono fianco a fianco con lo Stato islamico.

Inoltre sono venute fuori rivelazioni riguardanti il trattamento di alcuni miliziani dell’Isis, vezzeggiati e coccolati nelle basi Nato in Turchia, e sui rifornimenti di armi, uomini e denaro allo Stato islamico, provenienti direttamente dagli Stati Uniti e arrivati a destinazione tramite la Turchia (membro cardine della Nato).

A questa già abbondante mole di prove vanno sommati i recenti video sospetti dei ”terroristi” (su cui esperti hanno ravvisato montature di vario genere); le informazioni su di loro provenienti in larga parte dal Site, gestito da Rita Katz, una sionista convinta (e probabile spia del Mossad); le dichiarazioni di un ex ufficiale americano, Kenneth O Keefe, e dell’ex agente Cia Steven Kelley, per i quali l’Isis è stata creata dagli Usa; e un report delle Nazioni Unite secondo il quale Israele sta collaborando con lo Stato islamico.

Insomma, la storia della guerra al terrore, ancora una volta, non regge.

Stiamo parlando dell’ennesima montatura made in Usa – Israele per giustificare un intervento militare in Iraq e Siria e per destabilizzare un governo, quello di Assad, democraticamente eletto.

Del resto la storia dei due Paesi è piena di interventi militari e di colpi di Stato targati Cia – Mossad, per detronizzare capi di governo poco graditi a Washington e Tel Aviv. Così come di organizzazioni terroristiche da loro finanziate e armate per raggiungere scopi politici.

Barricate ne ha parlato durante l’intervista a John Perkins, ex “sicario dell’economia” e ora in prima linea nel denunciare i crimini dell’Impero americano. Anche Paolo Barnard ha descritto il terrorismo di marca occidentale in modo molto puntuale nel suo libro “Perché ci odiano”.

Si tratta quindi solo dell’ennesimo tassello di un grande – e cruento – puzzle.

 

(Articolo aggiornato il 5 agosto 2016)